Particolare della condizione conservativa del parapetto balaustrato in pietra d’Istria inserito nella trifora posta al piano nobile del palazzo Amalteo (prospetto canale).
La presente relazione illustra quì di seguito i criteri e le risoluzioni condotte nell’approntare il progetto di restauro sulla conservazione del manufatto lapideo al fine di poter conseguire come unico obbiettivo il suo recupero e risanamento.
Le scelte e le dinamiche progettuali da convalidare naturalmente con la Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia, prevede il ristabilimento strutturale dell’opera.
Il manufatto è formato da un numero di 15 balaustri ripartiti con una disposizione centrale composta da 5 elementi , due raggruppamenti ai lati costituiti da quattro componenti e da due laterali in prossimità del paramento murario.
Disposti dopo un conveniente spazio e racchiusi da una cimasa a profilo modanato, sono realizzati essenzialmente da pietra d’Istria, un calcare compatto ad alto tenore di carbonato di calcio, ne possiede oltre il 98%.
Si presentano in una condizione di mantenimento alquanto precaria, si possono segnalare svariate manifestazioni di una inefficiente ed approssimativa manutenzione rilevando pertanto cedimenti, distacchi e indebolimenti materici localizzati principalmente sulle aree dei balaustri
Il suo stato conservativo, verte in una condizione di notevole degrado essenzialmente localizzato sull’aspetto strutturale alquanto problematico e pericoloso considerando l’instabilità degli elementi dei balaustri torniti aggrediti in prossimità dell’abaco e alla base del fusto in adiacenza alla piana.
Particolare della stuccatura cementizia realizzata in precedenti interventi di restauro.
Le numerose e differenziate mancanze di materia, hanno concorso e contribuito nel tempo a modificare l’aspetto strutturale dell’opera caratterizzando delle situazioni molto preoccupanti e rovinose per la natura stessa del litotipo.
L’azione meccanica dell’ instabilità strutturale dell’organico compositivo, ha determinato inoltre l’origine di numerose fratturazioni, rotture e scompensi individuabili nelle aree di unione tra i conci torniti (abaco) e la cimasa modanata sovrastante posta a chiusura della composizione:
Dettaglio dello stato di conservazione in cui verte la sommità del balaustro.
Il dissesto strutturale originato da una distribuzione di carico alterato è sostenuto e supportato anche dall’azione deleteria delle imperniature e inclusi metallici impiegati che hanno esercitato con la loro condizione di ossidazione, delle implosioni con effetti devastanti.
Dettaglio di un perno metallico uscito per il dissesto dalla sede originaria
Questa situazione è determinata sostanzialmente dalla spinta inesorabile dei perni inseriti nelle aree interne con funzione di ancoraggio tra elementi, oramai modificati dalla loro alterazione e snaturati per reazione nella loro forma iniziale specifica per il loro impiego.
Particolare di un incluso metallico inserito nella pietra
Particolare di un perno metallico fuori sede situato sotto la cimasa modanata
Particolari degli elementi metallici che trattengono il manufatto lapideo cercando di arginare la problematica strutturale in atto.
Con questi presupposti di esposizione, la materia si presenta vulnerabile alle condizioni climatiche che inesorabilmente nel corso del tempo, aggredendola assiduamente hanno determinato un’azione ostile ed avversa con risultati evidenti e tangibili.
Da un verifica dettagliata sulle principali cause di alterazione, appare imprescindibile dal prendere in considerazione il problema del biodeterioramento, non esiste infatti materiale lapideo che ne sia sicuramente immune o condizione ambientale che assicuri l’impossibilità di sviluppo di un qualche agente biologico.
Le condizioni di agenti inquinanti nell’aria e i climi con periodi umidi, piovosi e freddi come quelli che caratterizzano la nostra zona, hanno provocato l’instaurarsi di meccanismi fisici ciclici come il gelo/disgelo e la cristallizzazione dei sali dando origine ad una lenta degenerazione di alcuni elementi.
Una caratteristica comune a tutti i materiali lapidei, che ne condizionano fortemente il comportamento nel tempo, è senza dubbio la loro struttura porosa/assorbente che permette col tempo una penetrazione dell’acqua e delle soluzione saline, determinando la nascita di fenomeni di alterazione importanti che uniti agli effetti degli sbalzi termici, ne determinano un’azione deleteria come inflessioni deformative, fessurazioni ed implosioni.
Nelle superfici più protette dalla pioggia battente o dal dilavamento che essa provoca, si evidenziano depositi coerenti ed aderenti al supporto, costituiti da materiali che assumono una pigmentazione tonale da grigio a nero, con spessori e forme diversificate che vanno dalle pure e semplici stratificazioni incoerenti di polveri, a depositi superficiali poco coerenti ma abbastanza aderenti al supporto, a incrostazioni omogenee molto compatte e tenaci ancorate alla materia lapidea.
L’ubicazione di questi depositi favoriti da particolari condizioni geografiche e climatiche trasportati da turbolenze e fenomeni meteorologici, accumulati in concentrazioni diversificate, sono localizzati principalmente sugli intradossi degli archi, sulle aree riparate dei capitelli d’ordine ionico investendo parte delle volute comprensive di echino, di abaco e sulle superfici verso retro delle colonne.
Particolare dei depositi carboniosi presenti nelle superfici interne della trifora
PROCEDURA D’ INTERVENTO
Approvato il progetto conservativo di intervento di messa in sicurezza, la procedura di smontaggio degli elementi lapidei è stata avviata obbligatoriamente adottando , ogni volta, la metodologia, la tecnica e gli strumenti più consoni per separare i componenti di ancoraggio che si diversificavano dalle unioni dei conci per mezzo di perni, zanche in ferro affogate in mastici o malte adesive di natura principalmente cementizia.
Particolare degli elementi di ancoraggio di natura cementizia che uniscono i conci.
Nel caso specifico, l’operazione di scomposizione è stata preceduta da un accurato e meticoloso rilievo dello stato di fatto degli elementi, con conseguente censimento dei costituenti e segnatura delle facce combacianti, tenendo conto dell’ordine secondo cui i componenti saranno disancorati dal supporto, così da facilitare successivamente l’organizzazione di una corretta sequenza operativa indispensabile per il rimontaggio.
Vari particolari dello smontaggio della superficie superiore della cimasa con aree liberate dai materiali cementizi e svincolate dai perni in ferro ossidati che ne hanno modificato con la loro reazione alterante, l’adesione e la collimazione dei conci che con il tempo si sono scostati ed allontanati dalla loro sede originaria.
Sono stati attuati nel contempo dei presidi di sostegno e un’opportuna operazione di preconsolidamento degli elementi affinchè il loro smontaggio possa avvenire in piena sicurezza e tutela.
La prima operazione di scomposizione è stata quella di rimuovere gli elementi (perni, zanche ecc.) o i materiali (malte cementizie, mastici ecc.) che garantiscono la connessione degli elementi alla cimasa modanata e alla struttura muraria.
I componenti sono stati sistemati in apposite aree dove si è proceduto ad una verifica del loro stato di degrado ed alla loro conservazione, per poi successivamente in progressione, inserirli nei loro alloggi originari quando verrà attuata la procedura di rimontaggio.
Particolare dello smontaggio dei balaustri con censimento dello stato di fatto di quest’ultimi e con conseguente numerazione dei pezzi, segnatura delle facce combacianti e presa visione dettagliata dello stato conservativo in cui vertono attualmente.
Vari dettagli sul deterioramento specifico individuato sulle aree modanate del cimiero.
Durante la scomposizione delle singole porzioni lapidee, sono emerse le conseguenze deleterie di precedenti interventi di restauro, realizzati con materiali che con il tempo, hanno determinato e dato origine a segnalazioni e manifestazioni sempre più evidenti, ovverossia di una scelta materica contrastante, discordante per le differenti sollecitazioni meccaniche, assimilazioni climatiche disuguali, esito questo di una successione sequenziale di fenomeni degenerativi.
Particolare dell’implosione di una staffa metallica di rinforzo inserita a scomparsa nella pietra successivamente stuccata con materiali cementizi.
Serie di dettagli sulla reazione fisica di un’implosione di un perno metallico inserito in un balaustro durante un precedente restauro.
Riconsiderati e perfezionati gli alloggi, sono stati sostituiti i perni metallici ormai degradati con degli elementi in acciaio, affogati in resina epossidica caricata con inerti laddove ne risulti necessario l’utilizzo.
Particolari della pulizia meccanica relativa alla revisione degli alloggi su cui successivamente introdurre le barre in acciaio
Vari particolari dell’inserimento dei perni in acciaio con le relative misure, idonee al fine di stabilire l’esatto funzionamento e tenuta meccanica tra i conci in pietra d’Istria.
Posizionamento con perno
L’applicazione degli arpici collocati sulla sommità piana della cimasa modanata, è stata realizzata con la rimozione dettagliata delle materie esistenti, la sistemazione degli alloggi e la colatura di piombo.
Posizionamento degli arpici in acciaio con la creta, intervento che precede la colatura del piombo
Particolare della preparazione della fusione del piombo
Vari dettagli della colatura del piombo successivamente ribattuto per il fissaggio degli arpici
Si è provveduto in seguito alla stuccatura delle commessure e giunzioni per mezzo di impasti costituiti da calce idraulica desalinizzata, polvere della stessa natura morfologica del litoide unita a sabbia silicea di fiume, sigillando le aree esposte e vulnerabili all’azione del fenomeno del biodeterioramento.E’ seguito come sequenza d’intervento, a conclusione, una stesura ripetuta di una soluzione polissilossanica su tutta la superficie a protezione del manufatto.