DISINFESTAZIONE DEI MUSCHI E DEI LICHENI SITUATI SUGLI INTONACI POLICROMI DELLA FACCIATA
INTERVENTO – METODOLOGIA
I depositi di muschi e di licheni cresciuti sui substrati argillosi sedimentatisi sulle pietre, sui mattoni e sugli intonaci del prospetto principale della chiesa si manifestano tramite delle escrescenze e delle protuberanze più o meno aderenti e spesse. Si possono notare inoltre, ampie aree di ammassamenti compatti di radici, vegetazione superiore, zone muschiose di notevole entità e spessore, documentate nel dettaglio da materiale fotografico e dalla mappatura redatta come “interventi conoscitivi e documentazione”. La loro asportazione inizialmente è stata meccanica mediante l’ausilio di spazzole rigide, bisturi, spatole ecc. facendo attenzione a non intaccare la superficie policroma sottostante formata da un intonaco di supporto in coccio pesto unito a calce e successivamente rifinito con un impasto di polvere di marmo a granulometria media combinato con grassello di calce ed altri inerti più minuti. Progressivamente è stato impiegato con l’utilizzo di strumentazioni idonee alla situazione, una soluzione propedeutica al debellamento delle bioalterazioni. I licheni risultati molto spessi e tenaci, hanno richiesto per la rimozione meccanica varie applicazioni sulla tutta superficie del manufatto, di una soluzione di ammoniaca diluita in acqua al 5% al fine di ammorbidire la patologia e facilitarne l’asportazione. Come biocida è stato impiegato gradualmente il BENZANCONIO CLORURO, con risultati soddisfacenti, diluito nelle percentuali necessarie al caso data l’eterogeneità delle quantità incrementatesi sulle superfici concave, esposte a depositi di ruscellazioni meteoriche, interessate da acque di risalita, da condensazioni e da aree particolarmente umide. La soluzione biocida, è risultata efficace in un secondo tempo alla rimozione meccanica aumentandone le percentuali, utilizzandolo sia nello specifico della patologia da rimuovere sia a vasto raggio d’azione. L’applicazione è stata attuata a spruzzo, a pennello ed a impacco in relazione alle caratteristiche delle bioalterazioni da rimuovere più o meno tenaci. Per un’ opportuna risoluzione del problema, l’asportazione dei muschi e dei licheni ha previsto l’ impiego del biocida ad azione prolungata e l’operazione è stata ripetuta a distanza di 24 ore fino alla totale “bruciatura” degli organismi vegetali. Trascorso un tempo variabile tra i 5-15 giorni dall’ultimo trattamento biocida si è proceduti all’asportazione delle patine biologiche e depositi humiferi (i quali si manifestavano fragili, ingialliti, secchi e/o polverulenti) mediante bruschinaggio con spazzole di saggina. Dopo l’applicazione del biocida, si sono eseguiti ripetuti lavaggi su tutta la superficie con acqua di rete e, per i manufatti lapidei è risultato giovevole l’ uso dell ’idropulitrice non invasiva, regolando la pressione in relazione alla consistenza del supporto, così da garantire la rimozione completa del prodotto senza aggredire la superficie sottostante di natura calcare (pietra d’ Istria) e calcare ammonitica (marmo Verona) Per l’uso del biocida sono state implicate tutte le precauzioni illustrate sia nell’articolo sulle generalità sia in quello inerente il diserbo da piante superiori.
RIMOZIONE MICROFLORA
La microflora è costituita da batteri, funghi, alghe e cianobatteri; il loro sviluppo è favorito da condizioni al contorno caratterizzate da elevata umidità relativa e/o dalla presenza di acqua ristagnante all’interno del materiale lapideo condizioni aggravate, in molti casi, anche da una limitata circolazione d’aria. Questi microrganismi possono indurre sulla superficie un degrado di natura meccanica e/o chimica; i funghi possono, infatti, rivelarsi nocivi penetrando, con le appendici filiformi, all’interno delle fessure presenti nel manufatto, sollecitando meccanicamente la struttura, incrementando la decoesione del materiale; le alghe, invece, provocano sulla superficie un’azione meccanica corrosiva agevolando l’impianto d’ulteriori micro e macrorganismi. La loro presenza sulle superfici lapidee si manifesta tramite macchie, efflorescenze di sali solubili e patine di ossalati, patologie che, inevitabilmente, ne alterano l’aspetto estetico. È opportuno ricordare che, l’asportazione della microflora non potrà essere considerata definitiva se, preventivamente, non sono state eliminate le cause al contorno che ne favoriscono la crescita.
PRIMA e DOPO L’INTERVENTO: IMMAGINI
Particolari del prospetto principale della Chiesa: stato attuale di conservazione
Lo scopo dell’intervento è stato quello di conservare e tutelare il manufatto consolidando le superfici originali mettendole in sicurezza, colmare le lacune e le discontinuità presenti sia sulle estensioni piane che su quelle modanate a rilievo e a restituire all’opera le cromie originali ormai alterate. Erano molto evidenti come si lo si può notare nel rilievo grafico e fotografico della mappatura (interventi conoscitivi e di documentazione), le varie degradazioni di natura eterogenea che si sovrapponevano particolarmente sugli elementi ad ornato architettonico. In molteplici circostanze assumevano aspetti irreversibili dato l’ ampliamento della condizione di deterioramento in cui vertevano. La completa insufficienza di protezione nelle spazi dove si sviluppano cornici ed elementi decorativi architettonici aggettanti, ha determinato una totale frantumazione e decomposizione del supporto a mattone sagomato, dovuto principalmente alle infiltrazioni delle acque meteoriche e di conseguenza allo sviluppo esponenziale di fenomeni di origine biologica. Tra questi, i più diffusi probabilmente i più pericolosi sono i licheni, che risultano dalla simbiosi di una alga con un fungo e che per altro sono poco condizionati da parametri climatici; ciò li rende praticamente ubiquitari e capaci di sopravvivenza anche in condizioni che sarebbero letali o comunque inadatte per altre specie biologiche. Sempre tra i microrganismi foto autotrofi ampliamente segnalati sui documenti fotografici – conoscitivi, hanno lasciato una notevole testimonianza colonie di alghe incrementatesi e stratificatesi in un abitat a loro propizio ed idoneo La loro crescita avviene nelle condizioni più povere dal punto di vista nutrizionale: necessita infatti soltanto di tracce di elementi inorganici del substrato, di acqua, di luce, di anidride carbonica e di azoto. Su supporti inorganici , come appunto gli intonaci, le alghe hanno formato pellicole alquanto aderenti la cui pigmentazione varia dal verde chiaro al marrone scuro. In condizioni di senescenza, assumono invece l’aspetto di dure incrostazioni nerastre la cui struttura biologica non è immediatamente riconoscibile. Questa fenomeno, ha aggredito molte zone aggettanti indebolendole. Sono manifesti inoltre le numerose decoesioni sui giunti di malta leggibili dopo la caduta dell’intonaco di rivestimento, le varie fratturazioni e i vari dilavamenti dell’intonaco, sacche e perdite di materia policroma presenti sulle aree del manufatto così da “unificare” la superficie ed offrire agli agenti di degrado (inquinanti atmosferici chimici e biologici, nonché infiltrazioni di acqua) un’adeguata resistenza.
OPERAZIONI DI CONSOLIDAMENTO
Previa l’esecuzione delle operazioni preliminari di preparazione (asportazione di parti non consistenti, lavaggio della superficie con acqua deionizzata), si è effettuato l’intervento di consolidamento ripartito con le seguenti tecniche: consolidamento superficiale, iniezioni delle aree decoese / sacche, stuccatura delle fessurazioni e delle lacune / rappezzo. Le tecniche d’intervento ovviamente dettate dal contesto di conservazione e mantenimento dei manufatti. Nella circostanza del consolidamento superficiale, ha avuto la funzione di eliminare quel degrado assai ricorrente ovverosia la perdita di coesione superficiale dell’intonaco che ha la tendenza a disgregarsi in piccoli granelli. L’intervento si è attuato con varie stesure di prodotto consolidante a base di silicato di etile parecchio diluito (in conformità al fenomeno) applicandolo sia a pennello che a spruzzo facendolo penetrare profondamente nelle microfratture e nelle porosità della materia. In certe zone è stato utilizzato ripetutamente fino a rifiuto data la complessità di far riaggregare l’intonaco policromo ormai privo di coesione. Per il secondo punto relativo al consolidamento di sacche, superfici decoese o distaccate, è stato utilizzato successivamente alle fasi preliminari e propedeutiche dell’intervento, il metodo di inserire dopo aver effettuato dei fori sull’area interessata dal fenomeno, una miscela di consolidante in relazione alle dimensioni del distacco, composta da calce desalinizzata, una percentuale ridotta di resina acrilica in soluzione acquosa e dell’inerte minuto
Procedendo con il metodo conservativo delle operazioni di consolidamento dei distacchi tramite iniezioni, nel contempo si sono avviate le fasi di stuccatura delle fessurazioni e la ricostituzione della continuità delle superficie tramite rappezzi.
La composizione dell’impasto è in strati separati e successivi secondo la profondità della lacuna da riempire: per le parti più arretrate è stato appropriato utilizzare una malta a base di calce idraulica naturale NHL 2 a basso contenuto di sali composta seguendo le indicazioni di progetto e la tipo¬logia della formazione dell’intonaco (ad es. si sono utilizzate preferibilmente delle cariche simili al materiale originale (calce idraulica e/o grassello di calce) e degli inerti corrispondenti agli autentici sia per il diametro granulometrico che per le varietà, sabbia silicea e sabbia di campo.
La stuccatura è stata eseguita utilizzando piccole spatole a foglia o cazzuolini, evitando con cura di intaccare le superfici non interessate In taluni casi, è stato necessario preparare una malta particolarmente resistente a compressione e si è ricorso all’utilizzo di piccole quantità in aggiunta di calce idraulica esente da sali solubili; le quantità introdotte sono state limitate ed in bassa percentuale in quanto il cemento bianco presenta notevoli ritiri in fase di presa (un sovradosaggio porterebbe a delle malte di eccessiva durezza, ritiro e scarsa permeabilità al vapore acqueo).
La stuccatura di superficie è stata eseguita con grassello di calce (è stato utilizzato un grassello ben stagionato di minimo 12 mesi; pertanto data la buona qualità del legante, non si è ricorsi all’utilizzo di resina acrilica in emulsione acquosa); la carica dell’impasto di pietra macinata a granulometria 0000 (così da avere una granulometria simile a quella del materiale originale); è stata preferibilmente utilizzata la polvere di marmo di Verona (spolverone di bianco di Verona unito allo spolverone bianco di Sacile) e pigmento, in modo da ottenere un impasto simile per colore e luminosità. Per l’ esecuzione del nuovo supporto, iniziando dal tessuto murario degli abbassamenti, realizzati con tecnica a bugnato, sono state utilizzate anche polveri di cocciopesto, sabbie silicee ventilate,:in rapporto tra legante-inerte di 1:3 (per es. 1 parte grassello di calce; 1 parte cotto macinato a granulometria media; 2 parti di polvere di marmo fine). Il restauro della superficie originale eseguita in bugnato (si vedano allegati fotografici e mappatura grafica dello stato di conservazione del manufatto prima dell’intervento di restauro), è stata conseguita con degli inerti di natura silicea uniti a grassello di calce e la sua partenza, ha avuto inizio dalla sommità della zoccolatura in pietra d’Istria e Nembro Rosato di Verona stabilendosi come traguardo massimo all’altezza dei due capitelli ionici delle paraste del portale principale della chiesa, mentre in lunghezza per tutto il lato del prospetto principale compresi i due allungamenti laterali adiacenti ai due stondi. Questa lavorazione èstato compiuta sovrapponendo tre strati in progressione di polvere di marmo a varie granulometrie diversificandoli per ordine granulometrico: dal supporto a cocciopesto inerte a scaglie di diametro 00 mentre per le successive, è stato optato dopo la verifica della lavorazione originale, il diametro 0000, idoneo per la porosità della materia e per la resa finale molto simile a quella autentica.
PRIMA E DOPO L’INTERVENTO: DETTAGLI E IMMAGINI
1. AMMORBIDIRE LA PATOLOGIA E FACILITARNE LA RIMOZIONE
Tutte le aree trattate, sono state successivamente risciacquate con acqua di rete a bassa pressione data la scarsa coesione ed aderenza dell’intonaco al supporto murario.
Dopo la totale asportazione dei sedimenti biologici,che per diverse superfici tenaci ha previsto ripetute applicazioni di sostanze biocide, è stata presa la totale visione dello stato di conservazione dell’intero manufatto.
Progressivamente l’intervento, ci rivelava tutti i vari aspetti della corrosione biologica e delle intemperie climatiche che nel corso del tempo hanno in un primo momento microfessurato le superfici e poi le hanno indebolite privandole di coesione. Questo lento fenomeno naturale, ha provocato delle notevoli micro e macro lacune con progressiva caduta di materia al punto di rendere illeggibile tratti consistenti di ornati sagomati a rilievo.
2. ASPETTO CONSERVATIVO DEL MANUFATTO DOPO IL BIOCIDA
Aspetto conservativo del manufatto dopo l’intervento di asportazione delle patine biologiche effettuato con l’ausilio di biocidia idoneo e testato precedentemente; data la tenacità delle colonie licheniche, si è proceduto con un’applicazione di carbonato di ammonio in soluzione acquosa.
3. STATO ATTUALE DI CONSERVAZIONEDELLA PARASTA
PARTICOLARE DELLA PARTE SUPERIORE LATO DX
4. PARTICOLARE DELLA PARASTA SUPERIORE
Sono evidenti le aree annerite dalle patine biologiche, licheni e muschi
5. PARTICOLARE DELLA FASE DI RICOMPOSIZIONE DEI PROFILI SAGOMATI E DELLA SUPERFICIE LISCIA
Le modanature sono realizzate con materiali conciliabili con gli originali costituiti principalmente da inerti a granulometria media uniti a grassello di calce. Terminata la lavorazione di campionatura, si prevede una velatura di stabilità’cromatica e bilanciamento delle aree ripristinate.
6. PARTICOLARI DEI VARI EFFETTI COLLATERALI PROVOCATI DELL’AZIONE MECCANICA E CHIMICA DELLA MICROFLORA SULLE AREE RIFINITE IN INTONACO A MARMORINO
Si possono notare le superfici corrose sotto l’azione lenta ed inesorabile della microflora.
7. DEGRADO DA MICRORGANISMI
Questi microrganismi infestanti distributi su tutta la superficie del manufatto, inducono quest’ ultima ad un degrado di natura meccanica e /o chimica; i funghi possono, infatti rivelarsi nocivi penetrando, con le appendici filiformi, all’interno delle fessure presenti sollecitando meccanicamente la struttura, incrementando la decoesione del materiale , le alghe, invece, provocano sulla superficie un’azione meccanica corrosiva agevolando l’impianto di ulteriori micro e macroorganismi. inoltre la loro presenza si manifesta tramite macchie, efflorescenze di sali solubili e patine.
8. SITUAZIONE ATTUALE DEL DEGRADO DOPO GLI INTERVENTI DI DISINFESTAZIONE E DI PULITURA
Dato il notevole grado di degenerazione materica, con situazioni di disgregazione, polverizzazione e caduta di elementi modanati, è stato effettuato un intervento di riequilibrio coesivo utilizzando una soluzione di silicato di etile ripetuta per le aree più ammalorate.
9. STATO DI CONSERVAZIONE ATTUALE DEL PORTALE PRINCIPALE DELLA CHIESA
10. STATO DI CONSERVAZIONE DEGLI INTONACI POLICROMI
11. PARTICOLARE DELLA FASE DI RICOMPOSIZIONE DEI PROFILI SAGOMATI E DELLA SUPERFICIE LISCIA (test di ricostruzione marmo)
Entrambe realizzate con materiali conciliabili con gli originali costituiti principalmente da inerti a granulometria media uniti a grassello di calce. Terminata la lavorazione di campionatura, si prevede una velatura di stabilità cromatica e bilanciamento delle aree ripristinate.
12. VARI ASPETTI DEL DEGRADO CORROSIVO DELLA MICROFLORA SULLE MODANATORE SAGOMATE E SULL’INTONACO DI SUPPORTO
I microrganismi hanno indotto sulla superficie un degrado di natura meccanica penetrando attraverso le microcavillature della materia, arrivando progressivamente al tessuto murario.
13. VARI PARTICOLARI DEI MANUFATTI: STATO ATTUALE DI CONSERVAZIONE
14. VARI PARTICOLARI DELLA MICROFLORA
Costituiti da batteri, funghi, alghe depositatisi e sviluppatisi sui manufatti da condizioni di elevata umidità relativa e/o dalla presenza di acqua ristagnante all’interno dei manufatti. La microflora si manifesta tramite delle escrescenze più o meno aderenti e spesse.
15. VARI PARTICOLARI DOPO L’INTERVENTO DI DISINFESTAZIONE E DI PULITURA