CHIESA DI S.MARTINO: CAPITELLO VOTIVO
Intervento di restauro conservativo
E’ stato definitivo ed elaborato come procedimento d’intervento iniziale, un rilevamento dello stato attuale di conservazione dell’intero manufatto con la fornitura della documentazione grafica e fotografica ed il censimento delle aree fratturate con l’ accertamento dei vari resti e frammenti ritrovati e recuperati.
Particolare dello stato di insieme dei manufatti lapidei
Movimentazioni e trasporti
Completata la procedura iniziale, si è dato inizio al trasferimento dei blocchi rilevati e catalogati del manufatto dall’ubicazione originaria, in un’ area più favorevole per poter attuare agevolmente l’intervento di restauro. La movimentazione ha previsto e richiesto l’eliminazione degli elementi di vincolo come inclusi metallici, staffe, chiodi, accertando di seguito che la loro condizione di alterazione ed ossidazione, era origine certa di ulteriore degrado del materiale.
Questo criterio lo si è attuato analogamente e coerentemente per le aree risarcite in precedenti interventi di restauro, grossolani ed approssimativi.
L’uso indiscriminato di materiali di natura cementizia, inidonei con la struttura originale poiché sprovvisti di elasticità meccanica e per l’ opposizione prodotta al necessario trasporto, sono state le motivazioni che hanno portato alla loro incondizionata rimozione.
Operazioni preliminari
L’intervento è stato intrapreso con l’asportazione manuale dei depositi superficiali incoerenti e parzialmente aderenti tipo muschi, materia di vario genere sedimentata e stratificata progressivamente secondo natura, con l’ausilio di pennellesse a secco, spazzole morbide di saggina e successivamente con abbondante irrorazione di acqua deionizzata, intervento preliminare e propedeutico alla susseguente procedura costituita dall’applicazione di una soluzione biocida con lo scopo di asportare le alterazioni biologiche come si possono riscontrare nei test effettuati sui particolari fotografici A B C nelle pagine seguenti.
A
B
C
Particolari dei test eseguiti con una soluzione biocida
Particolare della mappatura grafica delle superfici coinvolte dalle bioalterazioni
La procedura di disinfestazione operata per mezzo di applicazioni ripetute di una soluzione biocida in percentuale del 3% supportata da compresse di metilcellulosa unita con della sepiolite, è stata efficace ed opportuna per la rimozione delle alterazioni biologiche e delle colonie di microorganismi infestanti che la ricoprivano.
Nei casi dove il fenomeno d’alterazione era più persistente e tenace, i trattamenti sono stati replicati con un procedimento accurato e circoscritto al fine di raggiungere una asportazione uniforme e coerente su tutta la superficie interessata.
Questi organismi vegetali, crescono frequentemente sui materiali lapidei e sulle murature, specie nelle aree particolarmente umide, perché sempre in ombra o esposte a Nord, o perché interessate da acque di risalita, di condensazione, o meteoriche.
Queste manifestazioni possono esercitare azioni chimiche e meccaniche sul substrato che li ospita determinandone la disgregazione o fenomeni corrosivi e comunque sempre interferendo sulla cromia esteriore delle superfici coinvolte, impedendo la corretta leggibilità delle stesse.
L’azione di queste alterazioni biologiche, può portare a concentrare il ferro dall’interno dei materiali lapidei alla superficie, dove esso si ossida e carbonata, macchiando i litotipi stessi talora irreparabilmente.
I licheni, forme simbiotiche di alghe e funghi, sono in particolare molto dannosi; penetrando nelle microfessure coi loro talli, possono esercitare pressioni sulle pareti delle stesse e introdurre soluzioni chimiche corrosive (acido carbonico e ossalico).
Il trattamento biocida messo in atto, nel caso specifico, ha conseguito dei buoni risultati, mettendo in luce la materia originaria con il suo modanato plastico e la propria cromia, screditata progressivamente da queste aggressioni organiche.
A conclusione dell’operazione, sono stati effettuati degli abbondanti risciacqui con acqua, allo scopo di allontanare completamente ogni residuo di biocida.
Operazioni di pulitura
Particolari del manufatto prima e dopo l’intervento di pulitura
A
Particolari del manufatto prima dell’intervento (A)
Particolari del manufatto durante l’intervento (B)
L’intervento attinente alla fase della pulitura, si è orientato all’asportazione dei depositi superficiali costituiti principalmente da concrezioni, incrostazioni e macchie solubili con una soluzione acquosa di carbonato di ammonio in percentuale al 3% steso in emulsione a pennello e riapplicato per le aree più resistenti e compatte con un supporto di compresse in metilcellulosa unita con della sepiolite, successivamente rimossa da abbondanti risciacqui di acqua di rete con l’ausilio di bisturi, spazzole morbide, spugne ed utensileria specifica.
Operazioni di assemblaggio e consolidamento
L’assemblaggio delle varie parti distaccate è stato effettuato mediante la formazione di nuovi alloggi appropriati ed opportuni per l’inserimento e la collocazione di perni in vetroresina annegati in resina epossidica.
Particolari delle aree esfoliate e sollevate da consolidare
L’operazione relativa alla riadesione delle scaglie e dei frammenti di peso e dimensioni limitate recuperati o asportati perché in pericolo di caduta, sono stati ricollocati e consolidati mediante l’utilizzo di resina epossidica in amalgama fluida per mezzo di siringhe, mentre per le superfici dove si è riscontrato il fenomeno di polverizzazione e disgregazione, è stata applicata una soluzione di silicato di etile a pennello fino a rifiuto al fine di assicurarsi e conseguire una superficie ben aderente e compatta.
Vari particolari dell’assemblaggio del manufatto
Operazione di stuccatura
Particolare dell’intervento prima della stuccatura
Prima e durante il risarcimento delle fessurazioni
L’intervento di stuccatura e di presentazione estetica, ha preso l’avvio con la sigillatura dei conci scolpiti,
delle fessurazioni e fratturazioni che attraversavano il manufatto, successivamente si è provveduto al risarcimento dettagliato delle macro mancanze e delle aree sollevate con materiali compatibili alla materia originale utilizzando un impasto costituito da polvere di marmo a varie granulometrie, polvere della stessa natura del manufatto uniti con un legante di grassello di calce.
Le lavorazioni si sono distinte in: formazione del supporto con stuccature profonde con l’impiego di inerti di granulometria media e l’inserimento di materiale di riempimento e successivamente con una stesura di uno strato di finitura a completamento dell’operazione.
Per impedire o rallentare l’accesso dell’acqua piovana e/o dell’umidità atmosferica all’interno della pietra degradata, è stata eseguita una microstuccatura capillare con un composto di grassello di calce unito a polvere di Pietra di Vicenza idonea per granulometria impalpabile e per colorazione.
Particolare del volto prima e durante le operazioni di restauro
Operazione di protezione
Prendendo atto dell’ubicazione definitiva del capitello votivo collocato sul sagrato adiacente alla chiesa, considerando e prevedendo le varie conseguenze collaterali delle molteplici aggressioni biologiche originate dalle condizioni climatiche esistenti e note sul territorio in oggetto, è stato valutato e ritenuto opportuno, giudicando gli effetti deleteri di quest’ultimi, stendere su tutta la superficie, un trattamento di protezione finale di natura polisilossanica, atta a rallentarne il degrado.
Natura morfologica del Capitello Votivo
Il capitello votivo è formato sostanzialmente da una serie di blocchi scolpiti ed assemblati in Pietra di Vicenza, materiale facilmente lavorabile.
La sua natura di carattere sedimentaria o stratificata, la classifica in realtà come un Calcare organogeno ovverossia una roccia sedimentaria che si costituisce con l’aggregazione e l’accumulo di una moltitudine di materiali di natura eterogenea come resti di animali, residui di fossili, foraminiferi vegetali – animali con guscio calcareo e alghe, scarsamente cementati tra di loro.
Questo calcare, nonostante la limitata compattezza, non è gelivo non ha la predisposizione ad essere disgregato dal gelo.
Sue varietà sono la pietra di Custozza,la pietra di Nanto, la pietra di S. Gottardo, la pietra da S. Zovencedo, la pietra di Sossano.