PROSPETTO PRINCIPALE DEL PALAZZO
INTERVENTI CONOSCITIVI E DI DOCUMENTAZIONE SULLO STATO DI CONSERVAZIONE
La presente relazione illustra quì di seguito i criteri seguiti e le risoluzioni condotte nell’approntare il progetto di restauro conservativo convalidato dalla Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici di Venezia da attuare sul fabbricato eretto nel sec. XIX sul Canal Grande.
Come finalità, l’obiettivo primario dell’intervento concerne la messa in sicurezza strutturale dell’edificio, con il conseguente ed appropriato recupero conservativo delle molteplici e diversificate lavorazioni d’epoca presenti essenzialmente sulla facciata principale del palazzo fronte Canal Grande.
Il prospetto storico preso in esame, esponeva gravi problematiche di conservazione in quasi tutti gli elementi lapidei, spesso fratturati e lesionati data la torsione strutturale del fabbricato e sugli intonaci, conservati in condizioni pessime causa determinante le manifestazioni climatiche, la trascuratezza e la carenza di adeguate manutenzioni, salvo sporadici interventi effettuati per necessità urgenti con materiali incompatibili data la loro natura morfologica.
Principalmente i fenomeni climatici e la risalita capillare dei sali solubili su tutto il paramento murario, hanno messo in moto un meccanismo deleterio ed avverso sui manufatti aggredendoli, alterandoli e provocando con una lenta ed inesorabile decoesione materica, dei notevoli ammaloramenti con l’inevitabile sgretolamento e disgregazione di certe aree dove i fenomeni poc’anzi succitati si veicolavano sistematicamente.
Considerando la stuttura porosa del tessuto murario, il suo stato di conservazione attuale e l’ambiente circostante dove è stato posizionato, la sua condizione passata ed odierna incrementa ed accresce il fenomeno di migrazione dei Sali solubili sui manufatti lapidei e sulle altre lavorazioni circostanti compromettondoli secondo la loro essenza morfologica.
La presenza evidente di spazi e di scagliature vuoti entro i quali penetrano acqua meteorica e soluzioni saline, ha determinato l’origine di importanti fenomeni di alterazione e quindi di conseguente flusso migratorio.
La grande affinità di molecole d’acqua per questo materiale e le altre lavorazioni limitrofe, è dovuta al fatto che si esercitano deboli forze di tipo elettrostatico tra i dipoli dell’acqua e quelli presenti nelle strutture dei contenuti minerali o vetrosi.
L’acqua è dunque un liquido “bagnante” nei riguardi dei materiali succitati, e quando essa viene, per qualche ragione in contatto con tali materiali porosi o consunti è da questa risucchiata all’interno dei capillari, con una forza che, a parità di altri fattori, è inversamente proporzionale al diametro dei capillari stessi.
Si può considerare il sistema dei vasi capillari intercomunicanti come una via di passaggio continua, in cui l’acqua ha molta facilità a penetrare ed entro la quale si può muovere, in dipendenza delle condizioni termoigrometriche esterne.
Se la temperatura dei materiali scende fino al punto di congelamento dell’acqua contenuta nella loro rete porosa, si possono verificare danni correlabili alla formazione del ghiaccio.
La gelività nei materiali porosi data la loro ubicazione esterna, crea un deterioramento legato a fenomeni di variazione di volume che accompagnano il passaggio di stato da acqua liquida a solida.
Gli sforzi meccanici, soprattutto di trazione, che si accompagnano al fenomeno di cui sopra, possono essere tali da superare la resistenza del materiale, e provocare, di conseguenza, la formazione di fratture micro/macroscopiche.
Un meccanismo simile alla formazione dei cristalli di ghiaccio nei pori dei manufatti può essere ipotizzato per spiegare gli effetti prodotti dalla cristallizzazione dei Sali solubili, tenendo conto che ogni sostanza solida ha una sua solubilità nei vari solventi determinati ovviamente dalle rispettive carratteristiche chimiche e chimico/fisiche.
Analogamente all’effetto prodotto dal ghiaccio, anche in questo caso i cristalli si incrementeranno alimentandosi con una soluzione presente nella rete capillare, e così facendo, eserciteranno una pressione “di cristallizzazione” sulle pareti dei capillari.
Questa pressione sarà tanto maggiore quanto più alto è il rapporto tra la concentrazione attuale del sale e la sua concentrazione di saturazione.
Al fenomeno della cristallizzazione si accompagna spesso quella della idratazione/disidratazione al quale sono legate variazione di volume.
In una pietra contenente una soluzione salina, la precipitazione del sale causata da evaporazione dell’acqua può avvenire all’interno della struttura porosa oppure sulla superficie esterna.
Il fenomeno è regolato da due meccanismi concomitanti: la diffusione del vapor d’acqua attraverso lo strato esterno, già asciutto, del materiale, e la migrazione della soluzione entro la rete porosa dalle zone interne, ancora bagnate, verso quelle esterne che si stanno asciugando.
Se la velocità di diffusione del vapore è inferiore alla velocità di migrazione della soluzione, quest’ultima potrà arrivare fino alla superficie esterna, dove inizierà a cristallizzare.
Nel caso contrario l’equilibrio tra i due fenomeni si raggiungerà ad una certa distanza dalla superficie esterna, e la cristallizzazione avrà luogo quindi al di sotto di essa.
Nel primo caso il fenomeno è di effluorescenze e nel secondo di subflorescenze.
Le esfogliazioni ed il distacco di croste superficiali spesso osservabili in materiali porosi alterati a causa di Sali solubili sono appunto provocate dalla formazione di subflorescenze, e dalla conseguente concentrazione degli sforzi in strati al di sotto della superficie.
La morfologia dell’alterazione provocata dai Sali solubili può essere molto varia, in funzione delle condizioni in cui avviene preferenzialmente la cristallizzazione, e delle caratteristiche strutturali e tessiturali dei materiali.
Le manifatture manuali attinenti alla costruzione delle cornici realizzate in intonaco sagomato e le ripartizioni sulla superficie piano terra del bugnato, sono tra le lavorazioni più compromesse del palazzo, causa appunto la natura morfologica degli ingredienti materici e la loro locazione, sono infatti stati realizzati su delle superfici a ridosso del Canal Grande.
Spesso per effetto delle maree, l’acqua bagna per ore mediamente fino ad un certo livello la materia, prevalentemente di formazione silicea, causandone un processo di assorbimento capillare di risalita e per effetto di spinta, come illustrato poc’anzi, distaccandole notevolmente dal tessuto murario.
Gli effetti macroscopici dei ciclici processi di cristallizzazione e solubilizzazione dei Sali hanno prodotto uno stato di fatto devastante con la progressiva e conseguente caduta e perdita di materia.
Il degrado riscontrato sul prospetto, ha obbligatoriamente indirizzato e suddiviso l’intervento di restauro dato lo stato di conservazione in cui verteva, in varie fasi scandite secondo le condizioni di priorità imposte dai manufatti.
INTONACO D’EPOCA: METODOLOGIA DI CONSERVAZIONE
– Rilevamento dello stato di conservazione dell’intero manufatto con realizzazione della mappatura di cantiere suddivisa per voci
– Esecuzione di saggi relativi alle diverse fasi dell’intervento per l’applicazione di materiali e metodologie diverse
OPERAZIONI DI PRONTO INTERVENTO
Particolare della situazione di decoesione degli strati di intonaci e del loro supporto costituito da cocciopesto completamente distaccato dal tessuto murario
OPERAZIONI PRELIMINARI
– Rimozione di depositi superficiali parzialmente aderenti (quali terriccio, guano, sedimenti conglomerati con acque meteoriche etc. etc.) su area intonaco e bugnato
– Pulitura dei depositi di materiali di varia natura ma ben aderenti all’intonaco mediante un ciclo di applicazione di soluzione di carbonato in emulsione acquosa con successivo risciacquo e rimozione delle sostanze sovrapposte
OPERAZIONI DI CONSOLIDAMENTO
Particolari della decoesione dell’intonaco
– Applicazione e rimozione di bendaggio in velatino di garza a protezione e sostegno delle aree di intonaco in pericolo di caduta al fine di sostenere quest’ultime durante le fasi di consolidamento
– Ristabilimento della coesione degli intonaci cocciopesto e rifinitura, dell’adesione tra il supporto murario ed intonaco con iniezioni di malte adesive e calce idraulica
OPERAZIONI DI DISINFESTAZIONE
Particolare di un’area di intonaco aggredita dalle bioalterazioni
Disinfestazione delle superfici mediante applicazione di biocida e rimozione manuale della vegetazione superiore e successivamente quella costituita da microrganismi micotici e lichenici.
Particolare della vegetazione superiore ben radicata
RIMOZIONE DI ELEMENTI NON COMPATIBILI
– Rimozione meccanica di stuccature o rappezzature eseguiti in precedenti interventi che per morfologia o composizione risultino inidonei
– Rimozione di elementi metallici quali perni, staffe etc. che risultino possibile causa di degrado degli intonaci o non siano più utili
Particolare di un’arpice ossidato e privo di tenuta
– Trattamento per l’arresto e la conversione dell’ossidazione e la protezione dei metalli mantenuti
– Sostituzione con elementi in acciaio inox AISI 316 per gli arpici di lunghezza fino a cm.18
OPERAZIONI DI STUCCATURA, REINTEGRAZIONE E PROTEZIONE SUPERFICIALE
– Stuccatura e risarcimenti di cadute degli strati dell’intonaco con un impasto costituito da polvere di marmo a granulometria media e grassello di calce
– Rappezzatura di aree superiori al mq. e rifacimenti di superfici totalmente mancanti di intonaco rifinito in marmorino compreso il supporto dal tessuto murario con polvere di marmo a granulometria media e minuta
– Riduzione dell’interferenza visiva ed equilibrio cromatico dell’intonaco di nuova formazione con l’originale esistente per mezzo di velature sovrapposte
– Consolidamento delle cornici modanate dal supporto in pietra con iniezioni di maltine adesive e per le decoesioni più evidenti si è effettuata l’ estrazione dalle loro sedi originali con successiva ricollocazione per mezzo di resina eposidica caricata con inerti
– Ricostruzione delle modanature sagomate situate sugli stipiti e gli architravi delle monofore con supporto in polvere di marmo a granulometria grossa unito a calce idraulica e rifinito con polvere di marmo a granulometria media unita a grassello di calce.
Particolari dello stato di conservazione attuale delle modanature sagomate delle monofore
Il restauro e la conservazione delle superfici sono realizzate con tecnica a bugnato eseguite con la medesima tecnica degli originali.
Particolare del bugnato stato di conservazione attuale
CONSERVAZIONE DEI MANUFATTI LAPIDEI
Vari particolari dei manufatti: aspetto di conservazione attuale
INTERVENTO – METODOLOGIA
– Rimozione dei depositi superficiali parzialmente aderenti ai manufatti
– Pulitura dei depositi carboniosi (crosta nera) con l’utilizzo di mezzi meccanici per ridurre lo spessore e successivamente rifinita con tecnica si sabbiatura
– Inserimento di perni in acciao inox diametro mm. 10 affogati in resina epossidica
– Stuccatura delle lacune di varia natura tipo aree ammalorate, sedi contenenti gli inclusi metallici (chiodi, arpici, fiube etc.) e parti mancanti
– Scialbatura della cornice sagomata del canale di gronda con realizzazione sui manufatti in cemento di una velatura stratificata in tonalità cromatica
Particolare modanato della cornice del canale di gronda in pietra d’Istria e in cemento armato
– Sostituzione dell’architrave del portale posto in facciata prospicente il Canal Grande, realizzato con la rimozione dei corsi di mattone sufficienti all’operazione e la successiva operazione di inserimento nell’alloggio esistente
– Protettivo silossanico come protezione lapidea finale