INTERVENTO METODOLOGICO
La villa in oggetto a pianta veneziana sviluppata su due piani, risale alla seconda metà del XVIII secolo: Nel prospetto principale è scandita da sei lesene di ordine ionico ed è sormontata da un grande timpano centrale, mentre le monofore del piano terreno si distinguono per le rifiniture alla estremità dove risaltano dei timpani modanati.
Dopo una avveduta osservazione dello stato conservativo degli intonaci e dei manufatti ad ornato presenti sui prospetti, abbiamo rilevato e stilato una mappatura grafica e fotografica del degrado materico, localizzato particolarmente sulle superfici a rilievo modanato, dove la sinergia climatica ha trasformato e deformato l’aspetto originale delle aree modellate erodendole e danneggiandole. In aggiunta al degrado naturale degli eventi atmosferici, si è anche associata la poca manutenzione approntata alle strutture e successivamente i vari interventi di recupero effettuati, sono stati realizzati con un atteggiamento poco conforme ed idoneo alla natura dell’oggetto da conservare.
Mappatura grafica del degrado del prospetto esterno
Particolare della mappatura lato sx del prospetto esterno
Particolare della mappatura lato dx del prospetto esterno
L’intervento prevede il recupero dell’intonaco policromo in marmorino, degradato nel tempo ed il ripristino delle aree mancanti con materiali e tecniche conservative simili a quelle originali sia per composizione granulometrica che per natura cromatica (come da test effettuati).
Particolari dei vari test realizzati sui manufatti del progetto esterno
Dopo aver individuato le aree di intonaco recuperabili mediante i criteri concordati in precedenti in sopralluoghi con la Soprintendenza ai Beni Culturali e la DL, si è proceduto come operazione preliminare all’asportazione dei depositi incoerenti di varia natura che nella fattispecie, sono stati identificati in terriccio, guano polveri grasse stratificate. Le superfici più danneggiate e compromesse, sono identificate nel sotto canale di gronda e diffuse eterogeneamente su tutta la superficie del prospetto. La materia che costituisce il supporto e la rifinitura, è composta prescindendo dai restauri eseguiti in epoca più recente, da una base di partenza dal tessuto murario in cocciopesto a granulometria media unito a grassello e poi completata con polvere di marmo anch’esso aggregato a grassello di calce pressato e lucidato. La lucidatura a ferro, la si può notare sulle aree di sotto sqrada, dove protette si sono meglio preservate facendo evidenziare la pigmentazione originale del manufatto. Progressivamente avviati i test di pulitura e di ricostruzione materica, si sono rilevate come le infiltrazioni di acqua meteorica ed altri agenti climatici, siano riusciti a disgregare il contenuto della massa degli elementi creandone una condizione di notevole vulnerabilità. Sostanzialmente l’aggressione alla sostanza legante, ha determinato con conseguenze rovinose un indebolimento generale della struttura sia rifinita in piano che nell’impianto modanato. Sono evidenti sacche di decoesione con successive cadute di materia devastata dal lento ma inesorabile processo di deterioramento ormai in atto.
Particolare della superficie del timpano centrale
Vari particolari della superficie modanata del timpano
La frantumazione materica nel suo percorso, ha coinvolto parte del supporto del tessuto murario delle cornici modanate, creando delle gravose problematiche di conservazione delle stesse. In parecchi casi dato l’ammaloramento irreversibile, si è prevista la loro sostituzione con materiali simili sia morfologicamente che per la loro lavorazione a modanatura.
Particolare delle bioalterazioni sul frontone del timpano centrale
Particolari delle volute dei capitelli ionici delle lesene
Particolari delle varie situazioni di degrado dei manufatti posti nel prospetto principale esterno
Dopo i vari test effettuati sui manufatti, l’intervento si è orientato come ordine progressivo, verso la rimozione meccanica dei depositi superficiali, costituiti prevalentemente da sostanze incoerenti quali strati polverosi depositati e amalgamati tra di loro dall’azione delle acque meteoriche e dall’effetto legante del particellato atmosferico composto in prevalenza da inquinamento sotto forma di smog. Divenuto ormai comunissimo in aree urbane, dove si adoperano combustibili volatili infiammabili formati da miscele di idrocarburi, ottenuti dalla raffinazione del petrolio greggio e usati come carburante per veicoli, dove spesso i livelli di controllo stabiliti vengono superati copiosamente. Per la rimozione sono state impiegate tecniche poco invasive dato lo stato di conservazione in cui si trovano le materie originali, prevalentemente sono stati eseguiti lavaggi ripetuti e controllati sulle aree dove gli elementi autentici sono ben coesi, con acqua demineralizzata e pennellesse morbide. Sulle superfici coinvolte da decoesioni e sacche, da disgregazione e polverizzazione materica, si sono operati degli interventi di bendaggio propedeutico per la successiva operazione di preconsolidamento e consolidamento realizzato con l’utilizzo di maltine adesive e leganti a base di calci idrauliche, impiegate e diluite in soluzioni acquose ed introdotte nelle sacche tramite iniezioni mirate con punti di adesione localizzati. E’ seguita progressivamente l’operazione circoscritta di scuci e cuci nelle aree più ammalorate e irrecuperabili, costituita nella risarcitura delle murature per mezzo della parziale sostituzione del materiale; di murature particolarmente degradate, al punto di essere irrecuperabili ed incapaci di assolvere la funzione statica, ovvero meccanica, ripristinate con nuovi materiali compatibili per natura e dimensione nel pieno rispetto degli originali. L’intervento di risarcitura, è stato realizzato secondo la natura dei materiali già esistenti, vale a dire in relazione alle diverse esigenze da assolvere: storiche data la natura dell’edificio, estetiche e soprattutto tecniche. Inoltre è compatibile con i preesistenti per dimensione (così da evitare discontinuità della trama muraria e l’insorgenza di scollamenti tra la parte da conservare e quella nuova) e per natura (una diversità di compattezza potrebbe, ad esempio, implicare un diverso grado di assorbimento dell’intonaco di rifinitura con conseguente manifestazione di macchie o di altri effetti collaterali). Laddove le circostanze lo hanno consentito, sono stati riutilizzati materiali di recupero dello stesso cantiere, ricavato da demolizioni e selezionato accuratamente al fine di evitare di riutilizzare elementi danneggiati e/o degradati. La malta di connessione che è stata impiegata, è composta da calce idraulica unita ad inerte costituito da sabbia silicea e cocciopesto, con un rapporto legante – inerte 1:2 o 1:3. La fase successiva dopo l’intervento succitato, ha previsto un consolidamento coesivo, il prodotto consolidante è stato applicato localmente e in modo generalizzato (consolidamento corticale) per ristabilire l’aggregazione di frazioni degradate con gli strati sani sottostanti: l’obbiettivo che ci siamo posti, è quello di ristabilire con un nuovo prodotto il legante deteriorato o scomparso. Le sostanze consolidanti impiegate, sono della stessa natura di quelle contenute nel materiale originario; vale a dire a base silicea e idraulica (calce desalinizzata), fino a rifiuto. Consolidamento adesivo, inteso come operazione di “ rincollaggio ldquo; dei rivestimenti distaccati dal loro supporto originale come, ad esempio, porzioni di intonaco per il quale si è reso necessario ripristinare la continuità fra supporto e rivestimento. Questo tipo di consolidamento è stato effettuato tramite iniezioni di maltine fluide adesive a base di calce idraulica desalinizzata unita ad inerti di granulometria variabile secondo i casi che si presentavano. Per la formazione del nuovo intonaco, previa un’ attenta valutazione del reale stato conservativo del supporto (redazione della mappatura grafica e fotografica dell’intera superficie allo stato attuale), si è avviata la ricostruzione del supporto in cocciopesto unito a grassello di calce con la medesima granulometria di quello originale e l’attuazione dell’intonaco di rifinitura con le precise caratteristiche di quelle esistenti: polvere di marmo a granulometria media congiunto a grassello di calce pigmentato. I rappezzi o comunque le nuove aree di ricostruzione, si sono relazionate sia all’intonaco ancora presente per cui originale, sia alla natura del supporto garantendo per entrambi una efficace adesione (affinità fisico/chimica e meccanica).
Particolare della ricostruzione delle aree piane e modanate
La nuova composizione è stata conseguita con un intonaco sia di supporto che di rifinitura, con una materia compatibile e similare alla esistente per spessore (numero di stratificazioni), composizione e traspirabilità; i coefficienti di dilatazione termica e di resistenza meccanica risultano essere conformi a quelli esistenti, così da poter garantire il medesimo comportamento alle svariate sollecitazioni (pioggia battente, vapore, umidità ecc. ecc.).
Per le superfici modanate, la procedura d’intervento, ha previsto la ricostruzione degli elementi architettonici quando la loro condizione di conservazione era estremamente compromessa e che non poteva permettere e garantire il recupero mediante una semplice integrazione- stuccatura. La criterio operativo ha previsto, previa accurata asportazione di materiali di varia natura: materiale incoerente (polveri e detriti) materiali d’alterazione (croste nere, effluorescenze saline, malte cementizie ecc. ecc. ) una regolarizzazione dei bordi della lacuna e l’ estrazione delle parti disancorate e fortemente degradate, al fine di produrre una superficie scabra che faciliti il successivo ancoraggio dei materiali aggiuntivi. Gli elementi che sono stati utilizzati, sono costituiti da un impasto a base di calce idraulica e polvere di marmo a granulometria variabile secondo le aree da ripristinare.
Per la conservazione dei manufatti lapidei, prevalentemente coperti da materiali con adesione instabile ( sedimenti modificabili composti principalmente da depositi polverosi, guano ed in certe aree circoscritte da croste nere ), l’intervento è stato intrapreso sulle superfici con adesione incoerente, con una pulitura emulsionata di carbonato di ammonio diluito in bassa percentuale ( al 5% ) mentre per le aree coinvolte da depositi carboniosi con impacchi di carbonato d’ammonio ( al 5% ) supportato da una combinazione di polpa di carta ( 30% ) e sepiolite ( 70% ) con tempi di contatto variabili a seconda della condizione più o meno tenace della sostanza da rimuovere.
Particolari dei manufatti prima e dopo l’intervento
Vari particolari della situazione di degrado in cui vertono i capitelli delle lesene posti nel prospetto principale della villa. Prima e dopo l’intervento di restauro.
Particolare del prospetto della villa prima dell’intervento di restauro
PROSPETTO DELL’INTERNO DELLA VILLA
Particolare del prospetto della superficie – lato sx
Particolare del prospetto del corpo centrale
Particolare del prospetto della superficie – lato dx
Prospetto principale interno – Particolari del degrado
SERIE DI PARTICOLARI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL PARAMENTO MURARIO PRIMA DELL’ INTERVENTO DI RESTAURO
PARTICOLARI DELLO STATO DI CONSERVAZIONE DEL PARAMENTO MURARIO PRIMA DELL’INTERVENTO DI RESTAURO
PARTICOLARE DEL TIMPANO DELLA MONOFORA PRIMA E DOPO L’INTERVENTO DI RESTAURO
PARTICOLARI DELLA RICOSTRUZIONE DELLE CORNICI MODANATE SOVRASTANTI I CAPITELLI DELLE LESENE E LE VARIE SUPERFICI DOPO LA FASE DEL SCUCI- CUCI DEL PARAMENTO MURARIO E LA FORMAZIONE DEL NUOVO INTONACO A MARMORINO